E’ quello che emerge di fatto dal “Rapporto sulla competitività dei settori produttivi” pubblicato l’altro ieri dall’Istat.

Nessuno si aspettava dati entusiasmanti ma forse nemmeno così drastici, specie se rapportati al blocco dei licenziamenti ancora in essere e ad una limitata attività di Agenzia delle Entrate e Riscossione (anche se si fa sempre più concreta una possibile “rottamazione-quater”).

E’ quindi verosimile pensare che delle previsioni veramente realistiche non possano ancora essere fatte.

Lo studio è scaricabile da qui.

“L’impatto della crisi sui settori produttivi è stato estremamente eterogeneo, anche a causa della selettività dei provvedimenti di contenimento del contagio.
Il calo del fatturato annuo risulta leggermente più accentuato per i servizi rispetto alla manifattura”.

Evidenziamo alcuni dati:

  • il valore aggiunto è diminuito dell’11,1 per cento nell’industria in senso stretto, dell’8,1 per cento nei servizi, del 6,3 per cento nelle costruzioni e del 6,0 per cento nell’agricoltura.
  • 11 regioni in situazione critica (7 al Sud, 3 al Centro ed 1 al Nord);
  • solo l’11% delle imprese risulta strutturalmente solido. Queste imprese rappresentano il 46,35% dell’occupazione (da qui il nostro titolo);
  • In 9 regioni oltre il 40 per cento dell’occupazione risulta in imprese ad Alto e a Medio- alto rischio (7 al Sud, 1 al Centro (Umbria) ed 1 al Nord (Valle d’Aosta));
  • il 45%) delle aziende con almeno 3 addetti è a rischio strutturale;
  • -12,1% per quanto riguarda il fatturato del
    • -76,3%agenzie di viaggio,
    • -60,5% trasporto aereo,
    • -42,5% alloggio e ristorazione;
  • crollati gli acquisti di
    • petrolio greggio (-45,6%),
    • gas naturale (-35,8%),
    • prodotti della raffinazione (-36,7%),
    • autoveicoli (-27,5%),
    • macchinari (-11,2%),
    • altri mezzi di trasporto (-18,7%);
  • gli alimentari (+2%) e il farmaceutico (+3,5%) sono stati gli unici settori a registrare incrementi di valore aggiunto;
  • l’attività economica dell’area dell’euro si è ridotta del 6,6%, a causa dalla caduta della domanda interna cui si è associata una flessione della domanda estera netta;

Sul fronte insolvenza “che costituisce il principale rischio nei mesi a venire per il sistema produttivo italiano, aumenta l’esposizione del sistema bancario a possibili trasmissioni dello shock dal segmento non finanziario, implicando possibili tensioni sia sui bilanci delle banche, sia sui rapporti banca- impresa”.

“Riorganizzazione”, “modernizzazione” e “accesso al credito” sembrano essere, ancora una volta, i 3 aspetti chiave che caratterizzeranno il periodo post-vaccinale.

Impossibile fare altro al momento se non organizzarsi in questo senso, trasformare il periodo di crisi (grazie a Dio ora diventato “vaccinale”, per quanto a rilento) come un pit-stop per la propria impresa, in attesa del semaforo verde. Diversamente il rischio è quello di una bandiera a scacchi.

Anche per questo stiamo organizzando un corso di formazione online per imprenditori, il primo di questi si terrà giovedì prossimo, il 15 aprile e parlerà proprio di accesso al credito. 1 ora del proprio tempo che potrebbe rivelarsi proficua.