Non siamo diventati un blog automobilistico: per quanto appassionati non ne abbiamo le sufficienti competenze ma siamo dalla parte delle imprese e ci piace anche raccontare imprese di successo; oggi parliamo de: IL SIGNOR MERCEDES.

Cominciamo con un piccolo gioco: quale parola risulterebbe più adatta associata al marchio Mercedes? Lusso? Sicurezza? Stile? Comfort? Status-symbol?

Potremmo scrivere molte altre parole e, probabilmente, per ognuna di queste scuotereste il capo come a dire: «Sì anche! …ma non solo». Difficile infatti inquadrare un marchio così longevo, importante e famoso in ogni angolo del pianeta, in una sola parola.

Proviamo allora a dirvene noi una un po’ diversa: “innovazione”.

Se prima vi siete trovati sostanzialmente d’accordo, ora, probabilmente, siete in preda a qualche dubbio, una sorta di: «Bah…», tipo quelli degli “umarell” con le mani dietro la schiena davanti ad un cantiere.

Mercedes è sicuramente più velocemente associato alla storia, alla tradizione e alle certezze, che non all’imprevedibilità e alle instabilità che la parola “innovazione” nasconde un po’ dentro di sé.

Parlando di auto, questo termine lo assoceremmo forse molto più facilmente ad altri brand…

Proviamo ora a lanciare nella vostra mente un altro nome: Daimler (dai…! Aspettate la fine dell’articolo prima di sbirciare su Wikipedia!!!).

Gottlieb Wilhelm Daimler

Il signor Gottlieb Wilhelm Daimler nasce a Schorndorf, una cittadina a circa 15 km da Stoccarda, il 17 marzo 1834, un lunedì, lo stesso anno in cui viene scoperta la benzina.

Sin da bambino le attitudini alla matematica e alla meccanica appaiono chiare alla sua famiglia e il suo cursus honorum parte dal latino per approdare al disegno e alla tecnica, fino ad un percorso di studi e sperimentazione che lo vede impegnato per 3 anni tra Francia, Germania ed Inghilterra.

A Parigi Daimler ha modo di studiare da vicino i primi motori a combustione interna a due tempi progettati da Étienne Lenoir, mentre durante il periodo in Inghilterra alterna lo studio alla progettazione pratica di macchinari.

Al ritorno in Germania, nel 1863, viene assunto come direttore tecnico dalla Confraternita di Reutlingen, una comunità nata per avviare al lavoro i ragazzi orfani e qui, al suo primo incarico direttivo, riesce a risollevare la crisi economica della confraternita.

Qui Gottlieb Daimler incontra Wilhelm Maybach, di 12 anni più giovane di lui, che diventerà uno dei suoi migliori collaboratori. Quando, nel 1869, ottiene un posto come direttore tecnico alle Officine Meccaniche di Karlsruhe, Daimler porta con sé Maybach.

Nel 1872, dopo 3 anni a Karlsruhe, Daimler viene assunto come direttore di produzione alla Gasmotoren-Fabrik Deutz e chiede (e ottiene) di poter avere Maybach come progettista.

Siamo ad un punto di svolta per Daimler, Maybach ma anche per tutti noi: durante il periodo alla Deutz, Gottlieb Daimler e Wilhelm Maybach lavorano senza sosta per perfezionare un prototipo di motore monocilindrico a quattro tempi progettato tempo prima da Nikolaus Otto (fondatore dell’azienda) fino ad arrivare alla realizzazione del primo motore a combustione interna a quattro tempi della storia, brevettato nel 1876.

Sulla scorta di questa esperienza, Daimler e Maybach abbandonano la Deutz e, attorno al 1880, trasferitisi a Bad Cannstatt perfezionano ulteriormente il motore di Otto (non senza qualche “azzardo giudiziario”, ignorando di fatto i divieti derivanti dal brevetto di Nikolaus Otto)… e non solo. Nel 1884 Daimler ultima il suo primo propulsore, un monocilindrico da 264 cc raffreddato ad aria, con una potenza di ben 0,5 CV!!!

Ulteriormente perfezionato nel 1885 viene montato su un mezzo a 2 ruote: nasce così la Reitrad la prima motocicletta della storia!

Ma è un anno dopo, nel 1886, che avviene la vera svolta: Daimler decide di montare un motore da 462 cc e 1,5 CV su una carrozza: Nasce la Motorkutsche!

Nel frattempo, poco distante da Bad Cannstatt, l’ingegner Karl Benz, che nel 1883 aveva fondato la Benz & Cie, il 29 gennaio 1886 brevetta la Patent Motorwagen (la Velociped): un “triciclo” dotato di motore a scoppio che viene considerata la prima automobile della storia.

Nel 1889, invece, all’Esposizione internazionale di Parigi, Daimler e Maybach lanciano la Stahlradwagen, un prototipo dotato di telaio tubolare.

Nel 1890 Daimler fonda la Daimler Motoren Gesellschaft, aprendo filiali in Europa e in America, ma in soli 2 anni Daimler, a causa di una serie di spregiudicate manovre finanziarie dei due soci (Max von Duttenhofer e Wilhelm Lorenz), si ritrova senza la proprietà dell’azienda e, per 3 anni, si ritira.

Una storia simile a quella di Steve Jobs con Apple, perché dopo 3 anni viene richiamato a furor di popolo e l’azienda torna a far profitto, anche grazie alla produzione del primo autocarro della storia, il Daimler Motor Lastwagen nel 1896 e della Phoenix-Wagen del 1897, la prima vettura della storia dotata di motore anteriore.

Nel 1897 Emil Jellinek, console austro-ungarico a Nizza, uomo ricco e influente con la passione per gli affari, le auto e la velocità, comincia a ordinare alla Daimler auto veloci per le prime corse automobilistiche della storia, al punto di arrivare ad imporre alla Daimler un suo progetto per un’auto da corsa.

Non solo: pretende anche di sceglierne il nome e impone quello della figlia Mercedes.

Il 6 marzo 1900 però, a Stoccarda, Gottlieb Daimler muore.

Nel 1901 vede la luce la Mercedes 35PS (considerata la prima auto moderna della storia) e nel 1902 il marchio viene registrato.

Da quel momento la storia non è più la stessa: le auto della Daimler Motoren Gesellschaft cominciano a produrre con il marchio Mercedes, mentre gli altri veicoli (autocarri, autobus ecc.) mantengono il marchio Daimler.

Il 15 febbraio 1907 Wilhelm Maybach da le dimissioni da direttore tecnico dell’azienda (gli succede, il figlio di Daimler, Paul) e, insieme al conte von Zeppelin (quello dei dirigibili, per intenderci) fonda la sua nuova azienda. La Maybach verrà poi riassorbita negli anni 50 dalla Mercedes e dal 1997 marchiano le vetture di extra lusso dell’azienda tedesca, pensate per fare concorrenza a Bentley e Rolls-Royce.

Nel 1908 invece la Daimler lancia uno dei primi autobus a muso lungo, il Daimler D4, dotato di posti a sedere per una dozzina di persone.

La Prima Guerra Mondiale mette in ginocchio la Germania ma non la Daimler, che si concentra nella produzione di camion, autobus, trattrici e motori per aviazione.

In seguito al Trattato di Versailles che, di fatto, impedisce alle aziende tedesche ogni produzione affine al mercato bellico, anche la Daimler deve fare i conti con una crisi senza precedenti a fronte di un’economia in affanno.

Ed è in questo periodo che comincia a farsi strada nella mente dei vertici della Daimler la possibilità di fondersi assieme alla Benz & Cie dell’ing. Karl Benz, anch’essa in cattive acque dopo le negative conseguenze economiche portate dalla Grande Guerra.

Il 28 giugno 1926 le due case automobilistiche si fondono assumendo la nuova denominazione di Daimler-Benz ed utilizzando per le proprie automobili il famoso marchio Mercedes-Benz, sotto la presidenza di Wilhelm Kissel e con Ferdinand Porsche (sì, “quel” Porsche) capo progettista (lo era già stato alla Daimler Motoren Gesellschaft).

Il mito Mercedes

Il resto è storia e le innovazioni non si riescono più contare nel corso degli anni. Citiamo solo le prime, quelle che hanno contribuito a “creare il mito”:

  • prima vettura di serie al mondo dotata di motore diesel (la 260D del 1936);
  • prima vettura a scocca portante (la 180 del 1951-53);
  • prima vettura con portiere ad ali di gabbiano e con alimentazione ad iniezione diretta (la mitica 300SL del 1954)
  • prime vetture con scocca a deformazione programmata (un vero e proprio passo avanti nel campo della sicurezza passiva – la serie Heckflosse del 1959)

Insomma: primo motore a combustione interna a quattro tempi della storia, prima motocicletta della storia, prima carrozza a motore, prima auto della storia, primo telaio tubolare, primo autocarro della storia, prima auto con motore diesel.

Arrivare per primo, nel campo dell’imprenditoria e della tecnologia, non è come arrivare primo in una gara: lì si parte tutti insieme, tutti con le stesse regole e il più bravo arriva primo.

Nel campo delle imprese non è così: arrivare primo vuol dire andare oltre, azzardare, studiare, ascoltare, conoscere, percorrere strade e visioni che altri non vedono o il più delle volte reputano folli o senza sbocco.

Laddove gli altri vedono una carrozza a cavalli, Daimler vede un’automobile capace di essere elegante e confortevole ma anche alla portata di molti, anche se non di tutti.

Probabilmente se ora riscrivessimo la parola “innovazione” accanto a “Mercedes” nessuno avrebbe più dubbi e forse la mente andrebbe velocemente ai modelli più recenti, colmi di sistemi ADAS e display avveniristici.

La storia della Daimler-Benz, alias Mercedes, parla di studio, fame di sapere ma anche sperimentazione, fatica e, soprattutto di uno sguardo disincantato e privo di pregiudizi, al futuro.

Notiamo la volontà di circondarsi di professionisti capaci e la capacità di osservare, ascoltare e saper trarre da ogni professionalità ed esperienza il massimo possibile.
Gottlieb Wilhelm Daimler era un progettista di motori, eppure le sue auto sin da subito si distinguono anche per eleganza e comfort: probabilmente aveva saputo scegliere bene i suoi collaboratori, e saputo delegare.
Maybach, Benz, il figlio Paul ma anche lo stesso Nikolaus Otto hanno rivestito un ruolo cruciale in questa storia: non ha fatto tutto da solo.

Genio e visione ?

Certamente c’è una dose di genio imprescindibile in ogni impresa di questo rango ma, più di ogni altra cosa, c’è una visione e una fiducia verso il futuro incrollabile.

Le Mercedes non erano le automobili più lussuose (nello stesso periodo Rolls-Royce produceva auto più lussuose), non erano nemmeno le più performanti in assoluto (De Dion-Bouton, Panhard-Levassor, Peugeot andavano forse più forte) e non erano nemmeno le più economiche auto in commercio.

Sicuramente però c’era qualcosa alla base del progetto: un’idea di auto, di mercato e di innovazione che ha saputo rendere Mercedes parte della storia, quello che si direbbe un marchio tradizionale anche se ha sempre fatto dell’innovazione il suo cavallo di battaglia. Sembra quasi un paradosso.

La storia di Daimler e di Benz ci racconta anche di un periodo forse paragonabile a quanto stiamo vivendo oggi: nel loro caso la sconfitta nel primo conflitto mondiale, con le tremende (per la Germania) conseguenze del Trattato di Versailles e un’inflazione galoppante.
Una crisi che sembrava avere un unico epilogo per due fiorenti aziende: la chiusura.

L’intelligenza di saper guardare oltre, riesce addirittura a portare alla nascita di un brand di fama planetaria.

Alla base di tutto questo sicuramente uno sguardo disilluso e trasparente sulle rispettive situazioni e l’adozione di misure correttive (la fusione di 2 aziende in quel caso) senza alcun pregiudizio.

Siamo sicuri che molte aziende italiane debbano ripensare a quanto accaduto a Daimler e Benz in questo periodo e prenderne esempio: fusioni, passaggi generazionali o anche solo adeguamenti al mercato e ai tempi saranno fondamentali per potersi rimettere in carreggiata dopo la pandemia.

Sicuramente tutte le imprese dovrebbero prendere Daimler-Benz come uno dei loro modelli (noi ci proviamo ogni giorno).

Non tutti gli imprenditori sono Gottlieb Daimler o Wilhelm Maybach o Karl Benz, non si esige certamente questo da tutti, ma a tutti gli imprenditori si chiede una visione in quello che fanno.
Se manca quella, se si è smarrita per strada, se si rimane ancorati al passato in un mondo che cambia molto più velocemente di quanto abbia mai fatto prima, si può fare ben poco.

E allora forse scopriamo che anche la fiducia che un’azienda sa instaurare nel corso degli anni con la propria clientela, fino a diventare tradizione, è consolidata anche e soprattutto dall’innovazione (di prodotto o servizio come di gestione), la tradizione Mercedes di essere sempre innovativa, se vogliamo definirla così.

La tradizione di avere sempre l’ultima innovazione disponibile, garantita da anni ed anni di innovazioni andate a buon fine.

Ai tempi di Daimler come ai giorni nostri, da soli, tutto questo non è possibile.

Ci sembra di sentirli i produttori di carrozze nel guardare con scherno la Motorkutsche, convinti che non avrebbe mai trovato sbocco, tronfi nel loro: «da che mondo è mondo i cavalli tirano le carrozze» e sempre più impegnati a fare carrozze più belle, lussuose e raffinate.
Ci sembra però anche di vedere loro (o i loro discendenti) fare di tutto, anni dopo, per poter comprarsi una Mercedes.

Ps: Ah ora se volete potete leggere la storia del sig. Daimler su Wikipedia: basta cliccare qui.