In questi giorni abbiamo ricevuto decine di richieste di informazioni circa la nuova normativa EBA (European Banking Authority – l’ organismo dell’Unione europea che dal 1º gennaio 2011 ha il compito di sorvegliare il mercato bancario europeo) entrata in vigore il 1° gennaio 2021.

La domanda che ci viene posta più spesso è:  «Per poche decine di euro rischio di essere segnalato come “cattivo pagatore”?»
La risposta che forniamo in 4 parole è: «No, potete stare tranquilli».

Ma che cosa è cambiato, allora?
Il 1° gennaio 2021 è entrata in vigore una nuova e più rigida regolamentazione per le banche europee, legiferata dall’EBA qualche anno fa, che ha introdotto criteri più rigidi su sconfini e linee di credito.

Va considerato innanzitutto che questa normativa segue una corretta logica prudenziale: rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock  finanziari ed economici, migliorando la gestione del rischio, introducendo una normativa che cerchi di rendere più omogenei alcuni criteri di prudenza e gestione del rischio in tutta Europa.
In sostanza cercare di prevenire ed evitare “crack aziendali” che, su larga scala, possano diventare un problema per il settore bancario, con conseguenze catastrofiche ed inevitabili non solo nel mercato delle aziende ma anche su quello di ogni singolo cittadino. 

Va soprattutto chiarito che la direttiva lascia comunque alle autorità nazionali, nel caso italiano alla Banca d’Italia, la possibilità di esercitare alcune discrezionalità al fine di tener conto delle specificità delle diverse giurisdizioni.

Davvero quindi rischiamo di non vedere pagate le nostre bollette o, peggio ancora, di essere segnalati come cattivi pagatori per importi irrisori?  Cosa succede se si va in rosso (anche di pochi euro) sul proprio conto?

Partiamo dal presupposto che la possibilità di sconfinare non è  “un diritto” del cliente ma una facoltà degli istituti di credito che (di fatto in quel caso) prestano soldi al proprio cliente e quindi possono legittimamente decidere di non farlo e/o chiedere in cambio delle commissioni (la cosiddetta CIV – Commissione di Istruttoria Veloce – ennesima versione  delle vecchie Commissioni di Massimo Scoperto, dichiarate illegittime e regolamentate dalla legge 28 gennaio 2009 n. 2).

Possiamo discutere legittimamente se queste commissioni siano congrue o meno; valutare la convenienza delle condizioni che ci vengono applicate; obiettare che districarsi nel mondo delle commissioni e delle spese bancarie sia quantomeno complicato… potremmo continuare per ore con amletiche domande simili a queste, ma questo non implica che ci sia dovuto un prestito da parte della nostra banca, anche sei stratta solo di pochi euro e di un piccolo sconfinamento.

Sicuramente ci si aspetta, soprattutto da parte delle istituzioni bancarie, che vengano tenuti in considerazione gli effetti economico-finanziari legati al particolare momento storico/sanitario che stiamo vivendo, questo è vero.
Quindi forse l’obiezione più ragionevole potrebbe essere:
“Ma non era forse il caso di rinviare l’attuazione di questo regolamento a tempi migliori?”
ma anche in questo caso, forse a maggior ragione, una particolare oculatezza sull’erogazione dei crediti alle aziende (diverse delle quali verosimilmente non sopravviveranno alla crisi) crediamo sia opportuna.

Rimane valida e ragionevole in ogni caso la sostanza dei fatti: la concessione di un credito (anche apparentemente e singolarmente irrisorio) da parte della banca è a sua discrezione.

Ma se dal 1° gennaio le banche hanno quindi continuato ad accettare sconfinamenti: allora che cosa è cambiato?

 

Se escludiamo la risonanza che le normative europee hanno sul fronte mediatico, specialmente quando appaiono solamente restrittive, la nuova normativa ha semplicemente introdotto 3 chiari parametri che ogni istituto di credito deve tenere in considerazione:

    1. lo sconfinamento deve superare una “soglia di rilevanza assoluta”: 100 euro per i privati e 500 euro per le imprese, gli artigiani e i professionisti;
    2. lo sconfinamento deve superare una “soglia di rilevanza relativa”:  l’1% dell’esposizione totale;
    3. lo sconfinamento deve protrarsi per oltre 90 giorni consecutivi.

Qualora si verificassero queste 3 condizioni, bisogna sapere che una segnalazione ai SIC (Sistemi di Informazioni Creditizie) non avviene comunque in modo automatico. “Tenere in considerazione” non vuol dire che le decisioni e le conseguenze siano obbligatorie: rimangono quindi a discrezione dei singoli istituti.

Non c’è altro, non ci sono banche dati segrete, nessuno vuole respingere bollette della luce o del gas, nessuno vuole impedire il pagamento degli stipendi o mutilare le imprese italiane, i SIC  continuano a raccogliere dati (negativi ma anche positivi) sull’andamento dei vostri pagamenti ecc.

Concludendo

I cittadini devono continuare ad avere fiducia nelle istituzioni bancarie, ma deve scomparire la paura di mettere in discussioni i contratti e i costi che vengono loro proposti, contestando eventualmente condizioni già applicate ma fuori mercato (o addirittura illegittime – clicca qui per saperne di più).
Di sicuro però gli Istituti di Credito, da questa piccola riforma non possono che uscirne più solidi. 

Gli imprenditori, d’altro canto, devono cominciare a porsi quesiti diversi e di più ampio respiro, anche se si tratta “solo” (si fa per dire) di micro e piccole imprese.
I punti focali, oggi più che mai, sono legati alla loro competitività, ad una corretta programmazione finanziaria, alle strategie da attuare per poter sopravvivere (o magari anche crescere) durante questa crisi, a rendere le proprie imprese redditive e quindi appetibili agli investitori, a cercare il credito in maniera corretta (tramite un rapporto più equo, sistematico e professionale verso gli Istituti di Credito), magari non solo attraverso i canali tradizionali. a non temere il mondo consulenziale e l’outsourcing.
E’ evidente che ci sia stato un periodo in cui i prestiti bancari abbiano “drogato” il mondo imprenditoriale: questo ora non è più possibile.
Adeguarsi al cambiamento significa evitare di dileguarsi davanti al cambiamento.

Molti produttori di carrozze, nella prima metà del novecento, guardavano con sospetto (e a volte anche disprezzo) le automobili: alcuni di loro si sono estinti, altri sono diventati importanti produttori di auto, carrozzieri, meccanici, tappezzieri, specialisti del settore… tutti noi oggi abbiamo almeno 1 autovettura.