Stiamo vivendo un periodo storico unico ed ogni studio, sondaggio, ricerca su imprese e imprenditori cattura la nostra attenzione.

Lo studio del presente, fatto da chi ogni giorno produce (o prova a produrre) ricchezza è molto importante per provare ad individuare soluzioni di aiuto efficace.

L’11 dicembre scorso CNA Piemonte, in collaborazione con Unicredit, ha presentato l’edizione 2020 della ricerca “Monitor Piccole Imprese”.

Trovate la ricerca qui e i numeri qui.

“Gli esiti emersi in questa edizione, in particolare per quel che riguarda la parte congiunturale, risultano unici, difficilmente comparabili con quanto rilevato nelle precedenti edizioni – afferma Daniele Marini, autore della ricerca, professore presso l’Università di Padova e direttore scientifico della divisione Research & Analysis di Community Group – Poiché la cesura nelle condizioni subite è stata (e sarà assai probabilmente anche nel futuro prossimo) molto profonda, si altera la possibilità di un raffronto in condizioni simili”

Il “monitor” divide il campione esaminato in 3 macro aree:

  • manifatturiero
  • edilizia
  • commercio, servizi

Interessante notare come poco meno della metà delle aziende esaminate, il 46,3% abbia un fatturato fino a 100.000 euro e solo il 21,1% sia oltre i 501.000 euro.

L’habitat nel quale si muove la ricerca è quindi quello di un territorio, quello Piemontese, storicamente diviso tra l’agricolo, i servizi e la vocazione industriale, che si evolve sempre di più lasciando spazio all’iniziativa imprenditoriale, seppur piccola.

CNA

Stiamo ovviamente parlando di CNA e di una ricerca su un campione di 1.500 micro e piccole imprese: non ha certo la pretesa di essere una fotografia esaustiva del territorio piemontese (stando al rapporto PMI Piemonte di Cerved ed Unione Industriale di Torino 2016, le società che rientravano nelle definizione europea di PMI erano circa 10.000).

“Dall’analisi emerge che le imprese artigiane non sono ottimiste, puntano a confermare il capitale umano, ma pensano di ridurre gli investimenti, confermano la collaborazione con la filiera, pagando i fornitori…”

Stando sempre alla ricerca il 66,4% di quanto le aziende intervistate producono o commercializzano, rimane all’interno della propria provincia.

L’attaccamento al territorio, fatto di conoscenza e riconoscenza verso chi e cosa circonda l’impresa, può facilmente generare questo primo immediato aspetto: davanti ad una crisi, salvaguardare il bene più prezioso dell’azienda, quello umano e professionale, chi vi lavora, ma anche chi opera nella strada accanto.

La potenza professionale ed economica del territorio in un ipotetico circolo virtuoso, è tra i primi pensieri degli imprenditori piemontesi. Ferrero, con i suoi famosi e ricchi bonus ai dipendenti, è forse il caso più rappresentativo di questo tipo di mentalità (peraltro non solo piemontese, va detto).

Riconoscenza ampiamente ricambiata dalla forza lavoro: a tutti sono rimaste impresse le immagini dei dipendenti della Ferrero, ancora sotto la pioggia cadente, armati di pala, durante la terribile alluvione del 1994. Anche grazie a loro, la fabbrica riprese a pieno regime dopo soli 15 giorni.

“i livelli occupazionali, all’interno delle ditte artigiane e delle piccole imprese nel primo semestre 2020, sono rimasti, per la grande maggioranza dei casi (64,8%), sostanzialmente stabili. Nel contempo, però, la differenza fra chi ha aumentato il proprio organico (3,8%), rispetto a chi l’ha diminuito (31,4%) vede prevalere i secondi, generando così un saldo negativo (-27,6) che peggiora di molto rispetto a quanto rilevato nel 2019 (-7,7) e nel 2018 (-4,0).”

Sembra quindi che gli sforzi profusi nella direzione della tutela dei posti di lavoro abbiano sostanzialmente generato gli effetti sperati; “cautela” sembra infatti essere il termine ricorrente sul fronte imprenditoriale.

“La ripresa sarà appannaggio delle imprese e dei territori che sapranno tempestivamente ed efficacemente innovare prodotti, processi e modelli di business contribuendo anche alla realizzazione degli obiettivi della sostenibilità ambientale” dichiara il presidente di CNA Torino, Nicola Scarlatelli. “

Tra le strategie adottate per combattere la crisi da Covid19 però solo il 9,1% delle aziende intervistate abbia pensato a nuovi modelli di business, a fronte di un 16,9% che ha pensato a riorganizzare processi e spazi aziendali o a percorrere la strada di produzione di nuovi beni (no covid), il 16,9%.

Una via di mezzo rispetto a quanto auspicato da Scarlatelli, insomma.

Rimarrà forse da capire quale grado di fiducia e collaborazione riusciranno ad instaurare gli imprenditori di con chi di innovazione si occupa da sempre: il mondo della consulenza.