Patuelli: “I tassi inizieranno a salire”: 1 rischio per le imprese

Patuelli: “I tassi inizieranno a salire”: 1 rischio per le imprese

Patuelli: “I tassi inizieranno a salire”: 1 rischio per le imprese

Le affermazioni del segretario generale di FABI, Lando Maria Sileoni e del presidente di ABI, Antonio Patuelli, preoccupano le imprese… e non solo loro

Si è svolto lunedì scorso, il 13 dicembre, a Milano il 126° Consiglio Nazionale FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani), la principale organizzazione sindacale bancaria, e non sono mancati spunti di dibattito.
In particolare l’intervento del presidente dell’ABI Antonio Patuelli.

Lando Maria SileoniGià nel mese scorso il segretario generale di FABI, Lando Maria Sileoni, ospite della trasmissione “Mattino cinque” aveva posto l’attenzione sul problema dell’inflazione rispetto ai risparmi bancari.

“Lasciare 1.143 miliardi di risparmi in giacenza sui conti bancari costa alle famiglie italiane 35 miliardi di euro l’anno. È una tassa occulta impoverisce il Paese e non ce ne accorgiamo”

Sottolineando come sia l’inflazione, pari al 3,1% (contro il 4,1% dell’area euro), Sileoni fa un passo in più e aggiunge un tassello per nulla scontato

“L’inflazione e’ generata soprattutto dalla speculazione sulle materie prime, ma diventa un problema per tutti: per le famiglie, perche’ con l’aumento dei prezzi calano i consumi, per le aziende perche’ cala conseguentemente la produzione e per lo Stato perche’ aumenta, col rialzo dei tassi di interesse, la spesa pubblica”

Abbiamo parlato qui dell’aumento delle commodities e di quanto questo aspetto apparentemente distante dalla vita di ognuno di noi, impatti poi di fatto in maniera anche prepotente sui costi di tutti i giorni, per le imprese come per le famiglie. In questi giorni, ad esempio, stiamo assistendo al dibattito interno al governo per assorbire in qualche modo i costi legati agli aumenti delle bollette.

L’intervento di Sileoni appare quindi decisamente pertinente e sagace.
Da una parte infatti ci è sempre stato detto che la capacità di risparmiare degli italiani è stato il miglior salvagente alle varie crisi finanziarie che si sono succedute in questi ultimi anni, con i maldestri tentativi a volte della politica di metterci le mani aumentando tasse e balzelli (paradossale se non ridicolo, poi, che invece le più ingenti attività speculative rimangano poi di fatto escluse da questo tipo di interesse), dall’altra però ci viene anche detto che lasciare capitali immobilizzati non solo rallenta la crescita ma, di fatto, viene tassato indirettamente proprio dal rallentamento della crescita in una sorta di circolo vizioso.

Antonio PatuelliL’appello di Sileoni a Draghi e Patuelli non è caduto nel vuoto e proprio in occasione del 126° Consiglio Nazionale FABI il presidente dell’ABI è intervenuto nel merito.

“I tassi di interesse inevitabilmente cresceranno, prima quelli di mercato che quelli della Bce”

Specificando che la situazione comunque appare migliore del previsto

“I risultati del 2021 oggi appaiono migliori di quelli del 2022”

questo sostanzialmente grazie agli interventi posti dai governi per fronteggiare l’emergenza pandemica (moratorie, garanzie ecc.).

“quindi affioreranno di più le partite deteriorate, ma non siamo al 2015”

La conclusione di Patuelli è che le banche in Italia siano cresciute in termini di qualità e sicurezza.

E’ davvero una conclusione azzeccata?

Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarviChi scrive incontra e parla ogni giorno con imprenditori e imprese. In più di 5 anni di attività sul fronte delle ingiustizie del credito, poi, abbiamo visto “cose che voi umani…” (non è un eufemismo) e, da più di anni, proprio a causa delle esperienze maturate sul fronte della rivendicazione degli illeciti abbiamo deciso di aiutare le imprese a fronteggiare le loro esigenze di liquidità non solo rivendicando cifre o rinegoziando condizioni migliori ma anche in altri modi.

Possiamo certamente affermare che ci sia stata una crescita da parte degli istituti di credito, e sarebbe ingiusto dire che le banche italiane non si siano rivelate solide in periodi dove, in altri paesi, saltavano in aria.
Tuttavia siamo ancora ben lontani da una situazione accettabile e competitiva. Le ragioni sono molte e sarebbe impossibile parlarne qui. Di sicuro però vediamo come prioritarie due necessità.

1. Una nuova modalità di rapporto con le imprese sul fronte dell’accesso al credito

A maggior ragione visto il periodo che stiamo affrontando è impensabile che un imprenditore si veda negata una linea di credito senza troppe spiegazioni e ritrovandosi una lucina accesa in centrale rischi solo per aver fatta una richiesta.
Legittimo negare il credito, meno legittimo, secondo noi, penalizzare le mosse successive di un imprenditore nell’immediato.

Nella nostra esperienza possiamo raccontare casi in cui, davanti ad una linea di credito negata, con pochi aggiustamenti interni, una giusta riclassificazione di bilancio e la giusta presentazione ad un altro istituto di credito la stessa linea sia stata poi concessa.
… 1 mese dopo.
Alla prima richiesta ci è stato risposto: “avete fatto una richiesta 10 giorni fa e vi è stata negata: non se ne parla”.
20 giorni di differenza spesso fanno la differenza per un affare, un’opportunità ecc.
Più in generale rappresenta un limite che impedisce agli imprenditori un più confidente rapporto con il proprio istituto di credito.

Occorre cominciare a ragionare sinergicamente con le nuove forme di finanziamento alle aziende che il mercato offre: spesso chi si occupa di aziende all’interno delle banche non conosce questo mondo e questo complica i progetti di finanziamento delle aziende (e il nostro lavoro).

Sono già partiti gli incentivi legati al PNRR e nei prossimi 5 anni rappresenteranno un sostegno importante alle imprese (cliccate qui per saperne di più), ma anche solamente i contributi a fondo perduto (cliccate qui per saperne di più) e più in generale il mondo dei nuovi metodi di finanziamento aziendale (barter, P2P lending, finanza agevolata ecc. cliccate qui per saperne di più) devono interfacciassi meglio e più sinergicamente con gli istituti di credito.

Pensiamo solo ai contributi Industria 4.0. se oggi, 16 dicembre, un’azienda volesse pensare di usufruirne, ed è ancora in tempo per farlo (cliccate qui per saperne di più) avrebbe probabilmente bisogno dell’aiuto almeno temporaneo delle banche: stiamo gestendo alcuni casi di questo genere in questo genere e non è così semplice e, spesso, proprio per la mancata conoscenza e comprensione delle agevolazioni previste.

2. Più chiarezza ed informazione

Il mondo bancario è complicato di suo ma le banche non fanno nulla per renderlo più semplice.

Esiste un problema di comunicazione verso gli utenti sia in termini di mera comunicazione (linguaggio, strumenti utilizzati ecc.), sia in termini di intenzioni (rendere più chiari certi meccanismi vorrebbe dire rendere più difficili certe “vendite” da parte degli istituti di credito).

Quando ci troviamo a commentare con gli imprenditori i risultati emersi delle nostre analisi sui loro mutui, finanziamenti, conti correnti ecc. l’humus che ne emerge è sempre quello di un’ignoranza di fondo dei funzionamenti pratici dei debiti bancari e la rassegnazione a trovarsi di fronte ad interlocutori con i quali sia impossibile negoziare o ottenere qualcosa, se non obbedendo bovinamente ai loro dettami. Se è vera la prima, non è vera certamente la seconda (cliccate qui per saperne di più).

Se da una parte quindi esiste uno stato di “ignoranza bancaria” da parte degli imprenditori, dall’altra esiste un atteggiamento intimidatorio e di completa indifferenza nei loro confronti da parte degli istituti bancari (che spesso scoraggia poi gli stessi anche a volersi affidare a consulenti specializzati).

L’aumento dei tassi

Aumento dei tassiSe davvero si prospetta un aumento dei tassi, così come affermato dal presidente dell’ABI, non si rende quindi ancor più necessario un ripensamento del mondo credito bancario alle aziende?

Il rischio che quanto previsto dal PNRR funga solo da ammortizzatore di aumenti ed inflazione diventa oggi concreto e pericoloso:non è questo lo scopo per i quali sono stati previsti dall’Europa e poi declinati dallo Stato! Tutt’altri.

Esiste un problema legato alla crescita e all’ammodernamento delle piccole e medie imprese italiane trova nel Piano Industria 4.0 e nei recenti incentivi dei validi catalizzatori ma che non comprende molti altri aspetti della vita di un’azienda, tra questi l’approccio all’accesso al credito e alla gestione interna.
La recente normativa sulla crisi di impresa pone un primo rimedio all’ultimo aspetto ma, necessariamente, finirà col ripercuotersi, ancora una volta, sul secondo: il rapporto degli imprenditori con il credito.

Da “specialisti della liquidità aziendale” il consiglio che ci sentiamo di dare agli imprenditori è, ancora una volta, di affidarsi a professionisti che li aiutino, li informino, facciano cultura su questo aspetto e rivedere, e spesso abbandonare, le vecchie convinzioni. Cominciando col rivendicare quanto è stato loro tolto ingiustamente dagli istituti di credito e rinegoziando un rapporto su condizioni più paritarie e legate al tradizionale meccanismo: cliente-fornitore (non si diceva una volta che “il cliente ha sempre ragione?”)

Per una volta ci permettiamo anche un consiglio alle banche: il mondo delle imprese sta provando ad innovare il proprio approccio, voi (che siete comunque impresa) quando comincerete a farlo?
Non basta rendersi online e tagliare del personale spesso pachidermico.
Non bastano 2 app per mobile e un portale fatto discretamente.

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