Ritrovarsi a raccontare una soddisfazione professionale è sempre piacevole ed oggi è uno di quei giorni; un nostro piccolo grande successo: il saldo zero
La storia che vogliamo raccontarvi parla di un’azienda operante nel campo edilizio/immobiliare di Novara che si è rivolta a noi in seguito ad un decreto ingiuntivo ricevuto da una banca.
(per rispetto ai procedimenti tutt’ora in corso e alla privacy degli attori alcune informazioni saranno riportate in modo parziale o approssimativo)
Come per tutte le aziende che operano in quel settore, la crisi antecedente la pandemia aveva ammazzato il mercato, le liquidità aziendali, ogni tipo di progettualità e di colpo una fiorente attività si era ritrovata ad onorare con fatica gli investimenti precedentemente contratti.
Si tratta di un settore dove i capitali in gioco sono pesanti ed è impensabile operare senza un utilizzo importante delle linee di credito bancarie.
Gli Istituti di Credito sono partner imprescindibili ma, come spesso capita, sono molto rapidi nello svestire i panni dei partner per rivestire quelli dei creditori tout-court, a cui interessa poco del proprio cliente, della natura degli investimenti, del mercato, ma l’ attenzione si sposta sul recupero dei capitali prestati.
Il mondo bancario è cambiato molto in questi anni e chiunque faccia impresa non può che registrare una netta netta diversità di atteggiamento e di modus operandi:
Così anche la nostra azienda novarese si era ritrovata, nel giro di pochi anni, a dover fronteggiare una crisi di ricavi e liquidità che mai aveva dovuto affrontare prima: aveva ridotto le proprie marginalità, aveva svenduto talvolta gli immobili ma, nonostante gli sforzi profusi, le richieste di rientro da parte degli istituti di credito avevano cominciato ad arrivare, dapprima in forma bonaria, poi sempre più in maniera formale fino a giungere al tanto odiato Decreto Ingiuntivo, per un per un importo pari a circa 130.000 euro da parte di una delle banche con la quale l’azienda lavorava.
Messa alle strette l’azienda aveva abbozzato (senza l’aiuto di avvocati e consulenti) un ultimo tentativo di conciliazione con l’avvocato della banca, che però non aveva sortito alcun effetto, se non quello di far avvicinare pericolosamente i termini per la presentazione dell’opposizione al Decreto Ingiuntivo.
Era la fine del settembre 2019 quando abbiamo preso in esame per la prima volta la documentazione: un conto corrente aperto nel 2007, con un fido iniziale pari a 150.000 euro, poi ridotto a 95.000 euro nel corso degli anni, garantito da una fideiussione personale dell’imprenditore di € 150.000.
Una vera e propria lotta contro il tempo per recuperare più documentazione possibile, valutare la presenza di illeciti, irregolarità, indebiti, usura… elaborare una perizia econometrica e l’atto di opposizione al Decreto Ingiuntivo.
Il nostro staff e quello dello Studio Legale Angelo D’Andrea (nostro partner e responsabile per quanto concerne le attività legali) è stato precettato per lavorare anche durante i weekend e le analisi hanno subito restituito una situazione ben diversa rispetto alle pretese della banca.
La fideiussione era da intendersi nulla ai sensi della recente giurisprudenza (leggi qui per saperne di più), ma, stando alla documentazione che l’azienda ci aveva prodotto (ahimè non completa, altrimenti l’importo sarebbe stato ancora più ingente) e alle normative vigenti,
l’azienda stessa poteva avanzare rivendicazioni per circa 215.000 euro!
La differenza tra le pretese della banca e quelle del nostro cliente era quindi di circa 85.000 euro… ma a favore del nostro cliente!
L’azienda non solo non avrebbe dovuto restituire nulla alla banca ma, al contrario, avrebbe dovuto anche incassare un rimborso!
Se vi sembra un “caso limite” sappiate che non è così e capita con una certa frequenza in situazioni come queste: ne avevamo parlato anche qui raccontando un altro caso.
L’avv. D’Andrea ha poi fatto il resto, argomentando con precisione e riferimenti giurisprudenziali ogni risultanza emersa dalla nostra perizia econometrica davanti al Tribunale di Novara.
L’altro ieri (10 febbraio 2021 nda) il giudice del Tribunale, dott. Massimo Roberti, ha accolto le nostre istanze disponendo una CTU al fine di valutare con precisione gli importi dovuti tra le parti (si vedano le scansioni in allegato a fine pagina).
Soprattutto, al punto 1 dell’ordinanza, viene accolta la nostra istanza di “saldo zero” sul primo saldo debitorio prodotto dalle parti. Si legge infatti:
“1) effettui ogni conteggio con decorrenza dall’estratto di C/C più risalente prodotto partendo da saldo zero ove debitorio;”
E’ molto semplice: se la banca non è in grado di ricostruire con la dovuta documentazione (estratti conto e trimestrali scalari) tutta la storia di un conto corrente, a partire dalla sua apertura, il primo saldo debitorio disponibile documentato va considerato pari a 0 (zero).
Da quella cifra si deve poi ripartire per riprodurre la storia (documentata) di quel rapporto bancario.
Nel caso specifico il primo saldo debitorio disponibile documentato era circa -70.000 euro che invece, secondo l’ordinanza del giudice, deve ora essere portato a 0 ( zero ).
Ma quali sono le conseguenze pratiche ?
Se, per ipotesi, il primo movimento bancario successivo a quel saldo fosse un incasso di 10.000 euro: anziché passare da -70.000 a -60.000, secondo quanto ordinato, si dovrà passare da 0 a +10.000, con addirittura la produzione di interessi creditori.
In ogni caso, con l’atto di mercoledì scorso, il Giudice ha già ordinato al CTU di stralciare di fatto il debito risultante dal primo estratto conto (circa € 70.000).
Il Tribunale di Novara, poi, non solo ha azzerato il debito iniziale ma ha inoltre ordinato al Consulente Tecnico d’Ufficio di ricalcolare tutti gli interessi con il tasso più favorevole al cliente, di dedurre dalle somme dovute dalla società cliente tutte le commissioni bancarie e gli interessi anatocistici.
Non siamo ancora alla fine del procedimento e, come si è visto, i tempi della Giustizia non sono mai rapidi, specie in un periodo particolare come quello che stiamo vivendo, la prudenza è quindi ancor più d’obbligo, ma è certo che un risultato importante è già stato raggiunto.
La morale sino a qui (intanto) potrebbe essere questa: prima di pagare o farsi pignorare qualcosa, investire qualche spicciolo in consulenti preparati è un’operazione intelligente.
Proprio in periodi come questi è importante che le aziende valutino e RIvalutino attentamente ogni aspetto della gestione aziendale: il rapporto con gli istituti di credito è uno dei più importanti.
Vanno analizzate le condizioni economiche che le banche applicano e, come si fa con tutti i fornitori, anche gli istituti di credito devono essere messi in competizione tra di loro e, se necessario, devono essere sostituiti senza alcuna esitazione.
La liquidità aziendale è, oggi ancor più di ieri, un fattore fondamentale ed ogni imprenditore deve cinicamente considerare ogni opportunità che possa alimentarla al fine di una corretta gestione economico-finanziaria della propria impresa.
Non solo i ricavi e il fatturato ma ogni tipo di aspetto che concorre ad alimentarla con regolarità: dalle banche al recupero crediti, alla finanza agevolata; come vi stiamo spiegando nel nostro blog.
Nello specifico, una corretta gestione del rapporto con gli istituti di credito comporta la valutazione di diversi aspetti: dalla corretta riclassificazione del bilancio alla presentazione di busines plan aggiornati, da un approccio mirato alla propria Centrale Rischi al controllo degli addebiti di spese e interessi, alla rinegoziazione ciclica di condizioni di mercato ed altro ancora.
E’ raro che un imprenditore possieda le competenze necessarie a fare tutto questo in autonomia: ricorrere a professionisti specializzati che collaborino costruttivamente con il commercialista dell’azienda dovrebbe essere considerato un investimento (che peraltro avrebbe ricadute estremamente tangibili nel breve termine) e non un costo. Purtroppo spesso non è così.
Sul fronte delle “irregolarià bancarie” le “ingiustizie” del credito come spesso le chiamiamo noi (leggi qui), far analizzare i propri rapporti bancari non ha spesso costi, non comporta nessun coinvolgimento da parte della banca (e quindi anche gli imprenditori più paurosi non dovrebbero avere nessuna remora in merito) e può aprire la porta a recuperi importanti di denaro o a condizioni migliori.
Si possono eseguire anche su conti correnti, mutui, finanziamenti, leasing… già chiusi (purchè siano stati chiusi negli ultimi 10 anni), anche con banche con le quali non si lavora più.
La domanda è sempre la stessa: perché non farlo?
Documentazione allegata: